Vanlife: stile di vita o trend del momento? La vanlife è diventata un vero e proprio fenomeno di massa, ma dietro questa tendenza si nascondono sfaccettature che spesso vengono trascurate. Oggi voglio condividere con te il mio punto di vista, basato su esperienze personali, consapevole che potrebbe non piacere a tutti. Ma, come si dice, il bello del dibattito è proprio lo scambio di opinioni diverse.

Sul Monte Matajur con il mio van, in Friuli Venezia Giulia
Sul Monte Matajur con il mio van, in Friuli Venezia Giulia

Prima di iniziare, però, facciamo un po’ di conoscenza; Andiamo indietro nel tempo per farti capire chi sono, soprattutto se è la prima volta che atterri sul mio blog.

Mi chiamo Max, e negli anni ’80, quando avevo 15 anni, mi regalarono una Vespa 50, che dopo qualche mese di preparazione estetica e meccanica, fece si che io iniziassi la mia carriera di viaggiatore.

Io e mia Vespa 50 a Forni di Sopra (UD)
Io e la mia Vespa 50 a Forni di Sopra (UD)

Armato di un sacco a pelo, di una buona dose di spirito avventuriero e un cuore pieno di entusiasmo, ho iniziato a vagare per il Triveneto, accontentandomi di qualsiasi posto mi offrisse un tetto, anche se fosse solo il cielo stellato.

Con l’arrivo della patente e della mia prima auto, i miei orizzonti si allargarono e la libertà divenne tangibile. I viaggi si fecero più lunghi e i sedili posteriori diventarono il mio letto improvvisato. Erano avventure semplici, senza le comodità di oggi, ma ricche di emozioni.

Gli anni ’90 mi hanno regalato un nuovo compagno di viaggio: un Elnagh Briscola su base Fiat 238 e con lui ho percorso migliaia di chilometri, scoprendo borghi, città e paesaggi mozzafiato.

Quell’avventura a quattro ruote mi ha contagiato talmente tanto da decidere di trasformare la mia passione in lavoro, diventando autista di mezzi pesanti in giro per l’Europa.

Un’esperienza formativa che mi ha permesso di crescere professionalmente, ma che col tempo ha iniziato a limitare le mie ambizioni. La necessità di nuove sfide mi ha spinto a intraprendere un nuovo percorso lavorativo.

Oggi mi dedico all’allestimento di schermi a LED per fiere ed eventi, un lavoro che mi porta a viaggiare in Europa. Dal furgone all’aereo, sono sempre in movimento, installando i miei progetti e scoprendo nuove culture e paesaggi. Dalle strade italiane ai palcoscenici internazionali, sono sempre alla ricerca di nuove sfide e di esperienze uniche.

In pratica la mia vita è un continuo viaggio.

Io a lavoro
Io a lavoro

Vanlife: un’analisi senza filtri

Oggi, la vanlife sui social è diventata una sorta di concorso di popolarità, dove tutti si presentano come esperti del settore. Ma dietro le immagini patinate e le sponsorizzazioni, si nasconde spesso una realtà ben diversa.

La verità è che molti si costruiscono un’immagine di sé come influencer del settore, anche con pochi follower, pur di ottenere visibilità e prodotti sponsor. Io ho sempre preferito vivere la mia esperienza in modo più genuino. Per me, la vanlife dev’essere verace, lontana dalle luci dei riflettori e dai like facili. La vanlife è un’esperienza che va vissuta, non venduta.

Dicono di essere contattati dalle aziende, ma spesso sono loro a cercarsi le sponsorizzazioni, vendendosi come influencer. Io, invece, preferisco mantenere l’autenticità del mio viaggio senza lasciarmi influenzare da proposte commerciali.

Solo negli ultimi mesi qualche proposta è arrivata, ma ho sempre rifiutato per mantenere la mia indipendenza e non promuovere prodotti che non rispecchiano i miei valori.

Quello che vedo oggi è anche che a causa della crescente popolarità della vanlife, si è diffusa la pratica di chiedere donazioni da parte dei creatori di contenuti. In altre parole, chi segue questi profili sui social dovrebbe finanziare la produzione dei contenuti stessi.

A volte ci ho pensato anche io se fosse giusto farlo o no, ma poi delle domande mi sorgevano : ma perché devo farmi pagare da chi mi segue per viaggiare? Non è meglio che queste persone pensino al proprio portafoglio per esaudire il proprio sogno?

Viaggio in monopattino Milano-Roma. L'arrivo nella capitale.
Viaggio in monopattino Milano-Roma. L’arrivo nella capitale.

Lo spirito della vanlife: autonomia, libertà e semplicità.

È vero, ognuno è libero di fare le proprie scelte, ma sfruttare una moda come la vanlife per chiedere donazioni mi sembra eccessivo. Non è più vanlife, ma semplicemente un modo per cavalcare l’onda del momento e poi passare al prossimo trend, allontanandosi dai principi fondamentali che l’hanno ispirata.

Credo che chi sogna questo stile di vita debba impegnarsi al massimo per realizzarlo. Significa rimboccarsi le maniche, fare sacrifici e costruirsi un’esistenza indipendente, senza dipendere dagli altri e senza usare scorciatoie.

Sì, lo so, potrebbero sembrare discorsi da ‘vecchia guardia’, ma fin da piccolo mi hanno insegnato il valore dell’autonomia e della soddisfazione personale che deriva dal raggiungere i propri obiettivi con i propri mezzi. La soddisfazione più grande arriva quando si raggiungono i propri traguardi grazie al proprio impegno e non grazie all’aiuto degli altri.

Capisco che i tempi sono cambiati e che la collaborazione è importante, ma credo che ci sia un equilibrio da trovare. L’autonomia e l’autosufficienza sono valori che non dovrebbero mai essere dimenticati.

Molto più di una semplice residenza fittizia

Negli ultimi anni ho notato un fenomeno curioso: molti si vantavano di essere vanlifers solo per aver ottenuto la residenza fittizia (senza fissa dimora), sbandierando uno stile di vita che in realtà non conducevano. Viaggiare poco o niente e poi presentare se stessi come nomadi digitali è ipocrita e distorce il vero significato della vanlife.

La delusione più grande è arrivata quando il mondo della vanlife è stato invaso dalle aziende. Quella che un tempo era una comunità unita, dove ci si scambiava consigli e si creavano legami sinceri, si è trasformata in una vetrina per prodotti. La ricerca della popolarità e delle sponsorizzazioni ha allontanato le persone, creando una divisione tra chi aveva qualcosa da offrire e chi no.

Conoscevo quasi tutti quelli che facevano parte di questa comunità ma il clima di competizione ha rovinato lo spirito di collaborazione che ci univa. La ricerca della popolarità ha allontanato le persone, creando una divisione tra chi aveva qualcosa da offrire e chi no. Ora, l’interesse è concentrato solo sui numeri, e le relazioni personali sono passate in secondo piano.

Da quella delusione, ho deciso di voltare pagina. Ho smesso di seguire i cosiddetti ‘influencer‘ della vanlife italiana e ho iniziato a seguire viaggiatori stranieri, soprattutto spagnoli e americani, che apprezzano di più lo spirito di comunità e condivisione e rispondono con più genuinità ai messaggi che gli vengono inviati.

Vanlife non è pretendere

Un’altra cosa che vedo in questa generazione che sfrutta questa moda è il fatto che, solo perché vivono in un van, pensano di avere tutti i diritti possibili. Ti faccio un esempio: si rompe il van/camper e pretendono di dormire in officina solo perché “questa è casa mia”.

È comprensibile volersi sentire a casa anche quando si è in viaggio, ma pretendere di dormire in un’officina solo perché si vive in un camper è eccessivo. Oltre a essere irrispettoso verso il proprietario, si rischia di creare situazioni pericolose per sé e per gli altri. È importante ricordare che la libertà individuale ha dei limiti e che bisogna sempre rispettare le regole.

Loro non sono obbligati a lasciarti pernottare dentro l’officina. In questi casi, bisogna essere flessibili e trovare delle soluzioni alternative (hotel o pensione), senza pretendere che gli altri risolvano i tuoi problemi. Queste cose è giusto dirle, altrimenti chiunque vive in camper potrebbe avere queste pretese.

La vanlife, per me e per molti altri che vivono questa esperienza autenticamente, va ben oltre l’immagine stereotipata che si trova sui social. Negli anni, ho incontrato viaggiatori straordinari, lontani dai riflettori, con cui ho condiviso momenti indimenticabili, imparando molto dalle loro esperienze, spesso davanti a una semplice birra o una pizza.

Lucy ed io in Portogallo
Lucy ed io in Portogallo

Vanlife: un viaggio alla scoperta di sé stessi e del mondo

Da viaggiatore , credo che la vanlife debba essere un’esperienza dinamica e flessibile. Il camper è uno strumento prezioso per esplorare, ma non dovrebbe diventare una prigione. Chi sceglie questo stile di vita dovrebbe essere pronto ad adattarsi a diverse situazioni e avere un piano B, come un piccolo appartamento, per affrontare eventuali imprevisti, soprattutto legati alla salute. La vita ci riserva sempre delle sorprese e bisogna essere pronti a tutto. Il camper è un mezzo, non una casa definitiva.

Ho viaggiato per anni in camper e ho incontrato persone straordinarie. Ma ho anche visto come la vita in viaggio possa riservare degli imprevisti, a volte spiacevoli. Avere un piccolo appartamento può garantire una base sicura,. È un modo per conciliare la voglia di libertà con la necessità di avere un punto di riferimento.

Ricordo ancora la sera in cui, per la prima volta, parcheggiato lungo una strada di campagna, ho osservato il cielo stellato. In quel momento ho capito che il vero viaggio era dentro di me. La vanlife mi ha permesso di riscoprire la bellezza della semplicità, di apprezzare le piccole cose e di coltivare la mia creatività. È un’esperienza che consiglio a chiunque voglia conoscersi meglio e vivere un’avventura indimenticabile.

Vanlife

Il van è uno strumento per esplorare il mondo esterno, ma anche per viaggiare dentro di noi. La vita on the road offre l’opportunità di staccare la spina, di rallentare i ritmi e di ascoltare i propri bisogni e possiamo scoprire aspetti di noi stessi che la routine quotidiana tende a nascondere.

Non è necessario macinare chilometri; anche pochi ogni due o tre giorni possono bastare per scoprire paesaggi inediti e, soprattutto, per esplorare se stessi. È in questi momenti che capisci quanto sia importante rallentare e godersi il presente. Ogni sosta, ogni tramonto ammirato, diventa un’opportunità per ritrovare un equilibrio interiore e per apprezzare la semplicità delle cose.

Vanlife

Viviamo in un contesto sociale incasinato sia politicamente che economicamente. Vedo negli occhi delle persone l’infelicità pur avendo tutto, e per colmare questa, si gettano nello shopping e in spese di vario genere.

Personalmente, credo che la vanlife possa aiutare molto questa società che si è venuta a creare. Grazie alla tecnologia, è possibile lavorare e viaggiare allo stesso tempo con i propri ritmi, coniugando la passione per il viaggio con la necessità di guadagnarci da vivere. Meraviglioso!

Lavorare e viaggiare allo stesso tempo non è più un sogno, ma una realtà alla portata di molti. Ho incontrato tante persone che hanno scelto questa strada, lavorando poche ore al giorno e dedicando il resto del tempo a se stesse e alle proprie passioni.

È un modello che io e Lucy stiamo cercando di adottare, convinti che possa portare a una maggiore soddisfazione personale e professionale. Siamo convinti che la vanlife possa offrirci una qualità di vita superiore e la possibilità di esplorare il mondo in modo più autentico. L’importante è avere la voglia di sperimentare e di uscire dagli schemi.

Io, Lucy e nostro van

Per me la vanlife è un’esperienza che ci trasforma e ci lascia un segno indelebile. È un’opportunità per incontrare persone provenienti da culture diverse e per creare legami duraturi, ed è un invito a vivere in armonia con la natura e a creare ricordi indimenticabili.

E soprattutto, condividere le proprie esperienze per ispirare chi sogna di intraprendere questo percorso, offrendo consigli pratici e supporto per superare gli ostacoli.

Spero che questa mia riflessione possa stimolare un dibattito costruttivo e aperto, lontano da polemiche. Ognuno di noi ha il diritto di esprimere la propria opinione e di confrontarsi con gli altri. Con gli anni di esperienza su strada che ho, credo di avere il diritto di farlo. Lo scopo di questo articolo è solo uno spunto di riflessione per te che hai speso del tempo (che oggi è molto prezioso) nella lettura di questo articolo.

Io che faccio slackline

Condividi con me le tue riflessioni nei commenti! Sarò curioso di leggere il tuo punto di vista e di instaurare un dialogo costruttivo. Nonostante sia sempre in giro, cercherò di risponderti il prima possibile. Non dimenticare di seguirmi sul mio canale Youtube dove condivido la mia vanlife!

Max

Max

Sono operatore dello spettacolo e tecnico video freelance. Insieme a Lucy viaggiamo a bordo del nostro van alla scoperta di posti nuovi e condividiamo le nostre avventure con articoli e video.

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