Il nostro tour intorno alla bellissima Sardegna continua. Dopo aver fatto una visitina a Cagliari, abbiamo cercato un posto per dormire fuori città e siamo riusciti a trovare un bellissimo spot a Torre degli Ulivi in riva al mare. Nottata molto tranquilla e silenziosa e il mare suonava con le sue onde.
L’indomani abbiamo proseguito dirigendoci verso la costa ovest per la risalita. Ci muoviamo di pochi chilometri al giorno per far si, anche, che la batteria si ricarichi. Infatti durante la marcia mettiamo in carica tramite inverter i nostri dispositivi. D’altronde, come sapete, la nostra batteria è da cambiare. Non tiene più molto bene la carica e ci serve anche per accendere il Webasto (riscaldatore a gasolio).
Una delle tappe successive rilevanti è stata l’Isola di S. Antioco, situata all’estremo sud ovest della Sardegna ed è legata a quest’ultima da un ponte e da un istmo artificiale. E’ la quarta isola (dopo l’Elba) di Italia per estensione. Ha una costa prevalentemente rocciosa e grazie a ciò siamo riusciti a trovare un posto magnifico per passare una notte e due giorni sull’isola girando intono a tutta la sua costa. Bellissima e selvaggia.
E’ l’unico esempio in Europa di isola minore abitata da popolazioni storicamente diverse per lingua. La parte nord sotto il comune di Calasetta è abitata da persone di origine, cultura e parlata liguri. Nel centro invece si parla una varietà della lingua sarda. Infatti, per quanto riguarda il territorio. l’isola è suddivisa in soli due comuni: la parte meridionale amministrata dal comune di S. Antioco e la parte settentrionale dal comune di Calasetta. Le strade sono praticamente deserte, e le abitazioni sono molto rade. Unico centro cittadino è S. Antioco, dove abbiamo anche fatto la spesa, che è all’ingresso dell’isola alla fine del ponte di collegamento con la Sardegna. Noi abbiamo dormito alla spiaggia di Punta della Salina (Calasetta). Panorami stupendi e suono del mare sempre presente!
Le nostre giornate trascorrono quasi tutte ‘uguali’ ma con delle novità ogni giorno dato che ogni giorno siamo in un posto diverso. Purtroppo il sole tramonta verso le 17 qui in inverno e per questo dobbiamo trovare lo spot per la notte prima che faccia buio. Appena arriviamo sul posto facciamo una passeggiata per scoprire il luogo e aspettiamo il tramonto. Dopo di che ci chiudiamo dentro Shark e dopo cena facciamo la doccia e ci mettiamo a letto.
Lasciata l’isola di S. Antioco abbiamo proseguito lungo la costa ovest e siamo ‘approdati’ a Cala Domestica, a sud di Buggerru. Una splendida baia molto suggestiva, nascosta tra alte falesie. Da questo luogo, fino al 1940, partivano minerali estratti dalle miniere ed infatti conserva rovine di magazzini, depositi e gallerie scavate dai minatori. Abbiamo sostato nel grande parcheggio antistante la spiaggia che in questa stagione era naturalmente deserto.
E come di consueto l’indomani ci siamo spostati. continuando vero la costa siamo arrivati alle dune di Piscinas in provincia del Sud Sardegna, nella regione del Sulcis-Iglesiente. La ‘perla’ della Costa Verde, nella Sardegna sud-occidentale, è un abbagliante deserto giallo-ocra, mosso dal vento e punteggiato di verde mediterraneo. Un’area di dune sabbiose, che si estendono dalla costa verso l’interno per circa due chilometri, raggiungono un’altezza di circa 100 metri e sono modellate dai venti che soffiano dal mare. Sono tra le più alte dune vive d’Europa. Abbiamo parcheggiato Shark proprio davanti alla spiaggia in mezzo alle dune. Una meraviglia! La notte è trascorsa tranquilla ed eravamo completamente da soli ed isolati. Solo il suono del mare ci faceva compagnia!
La mattina seguente decidiamo di spostarci, ovviamente, e durante il primo tratto di sterrato ci accorgiamo di una grande costruzione abbandonata. Era la ‘famosa’ laveria Brassey. Una miniera ormai dismessa da anni collocata nel comune di Ingurtosu, frazione di Arbus. Oggi è un villaggio semidiroccato e quasi deserto ma in passato, quando fu abitato fino alla fine degli anni ’60, ospitava più di cinquemila persone, fungendo da centro direzionale della miniera di Ingurtosu e di quella vicina di Gennamari. Dalla miniera si estraevano piombo, zinco e argento. La miniera aveva iniziato la sua attività nel 1855 e raggiunse la massima espansione all’inizio del XX secolo. La prima crisi si ebbe nel 1943 con il licenziamento di molti operai. Nel dopoguerra l’attività riprese, ma il declino era ormai avviato e nel 1968 la miniera fu definitivamente chiusa.
Noi abbiamo fatto metà del percorso minerario ( chiamato percorso di S. Barbara) la cui partenza è appunto dalla spiaggia di Piscinas, in prossimità del resort Le Dune, da qui la strada sterrata che segue il Rio Naracauli porta fino all’omonima miniera. Il tracciato sarebbe ad anello e a Montevecchio si torna praticamente a Piscinas ma sul lato opposto. Da Montevecchio abbiamo proseguito verso la tappa successiva per passare la notte. Un’esperienza stupenda! Chilometri di sterrato con panorami bellissimi sulle vallate dalla quale spuntavano le abitazioni degli operai ormai abbandonate e le varie postazioni della miniera. Abbiamo pranzato infatti sostando in una rientranza della strada con vista su una grande diga.
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Lucy & Max