Ciao amici! Con questo articolo vi vogliamo parlare di un punto di interesse importantissimo che si trova a Redipuglia, in provincia di Gorizia: il Sacrario Militare, detto anche ‘Sacrario dei centomila’.
Iniziamo col dirvi che siamo arrivati a Redipuglia la mattina del 7 giugno posteggiandoci nel parcheggio per auto/pullman e camper in Via Atleti Azzurri. E’ molto ampio e comodissimo per la visita del Sacrario. E’ vietata però la sosta notturna.
Quel giorno non c’era nessuno in giro e il cielo era nuvoloso. Dal parcheggio basta attraversare la strada e ci si trova davanti il maestoso Sacrario: un cimitero militare monumentale che contiene le spoglie di oltre 100.000 soldati italiani caduti durante la prima guerra mondiale. E’ il più grande sacrario militare d’Italia e uno dei più grandi al mondo. Infatti occupa più di 100 ettari di terreno. All’ingresso troviamo delle lastre di pietra con frasi rivolte a chi va a visitare questo luogo e che fanno molto riflettere.
I lavori di costruzione iniziarono nel 1935 e con l’impiego di una enorme forza lavoro fu inaugurato 3 anni dopo. Fu voluto dal regime fascista per celebrare il sacrificio dei caduti e dare degna sepoltura a coloro che non avevano trovato spazio nel cimitero degli Invitti. Sorge sulle pendici del Monte Sei Busi, sede di un museo all’aperto dove è possibile vedere ancora oggi i resti dei trinceramenti delle truppe italiane nella prima guerra mondiale. Si prosegue lungo la “Via Eroica”, una strada lastricata in pietra delimitata da 38 targhe in bronzo che indicano i nomi delle località carsiche contese durante la Grande Guerra.
Il Sacrario si presenta come un grande schieramento militare alla cui base vi è la tomba di Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta, comandante della 3° Armata e ai lati quelle dei generali caduti in combattimento. Ai piedi della scala, come a cingere in modo simbolico il Sacrario, troviamo una grossa catena d’ancora che apparteneva alla torpediniera Grado in uso agli austro-ungarici ma che poi fu ceduta all’Italia alla fine della guerra.
La grande scalinata in pietra bianca del carso, formata da 22 gradoni, custodisce in ordine alfabetico, dal basso verso l’alto, le spoglie di 40.000 caduti noti, i cui nomi sono incisi su lapidi di bronzo. Davanti ad ogni gradone, sul bordo superiore, leggerete la scritta ‘Presente’ che era il grido della folla inginocchiata quando il capo delle squadre gridava il nome del defunto al rito d’appello dello squadrismo.
L’unica donna seppellita nel sacrario è una crocerossina morta all’età 21 anni di nome Margherita Kaiser Parodi.
Nell’ultimo gradone ai lati della cappella, che sorge in alto al sacrario sormontata da tre grandi croci, vi sono, in due tombe comuni, le salme di 60.330 caduti ignoti. Non abbiamo potuto salire fino alla cappella in quanto il sacrario è in restauro. I lavori dovevano terminare il 5 giugno 2020 ma causa Covid hanno dovuto sospendere. Non era indicata una data di fine lavori. Nella cappella sono custoditi oggetti personali del soldati italiani e austro-ungarici e nel 2014 fu trasformata in chiesa con rito solenne, e ora dedicata a Maria Santissima Regina della Pace.
Tutto il terreno circostante comunque è segnato da resti delle trincee. Camminarci all’interno è emozionante. Si cerca di immaginare la sofferenza che quei soldati hanno patito, ma è solo immaginazione. Mai potremo capire fino in fondo.
Di fronte al sacrario, dall’altra parte della strada, si trova il Museo della Grande Guerra di Redipuglia all’interno dell’ex Casa della III Armata ai piedi del Colle Sant’Elia. Fu costruito nel 1971 e conserva una collezione di armi che lo rende tra i più completi in Italia. È composto da un atrio d’ingresso in cui è stata allestita una pianta topografica del fronte del Medio e Basso Isonzo e da quattro sale. Anche il museo e il colle in questo momento sono chiusi causa Covid.
In contemporanea alla costruzione del sacrario fu realizzata anche la stazione di Redipuglia che oggi è in uso come posto di movimento e dal 2013 nessun treno viaggiatori effettua fermate.
Che dire… emozionante, triste, toccante. Leggere tutti quei nomi è straziante. Troppi nomi. A loro dobbiamo ciò che siamo oggi. Vi consigliamo di fermarvi per un saluto se passerete da qui. Per ora vi salutiamo e vi ricordiamo che seguirà il video sul sacrario sul nostro canale YouTube. Seguiteci anche su Facebook e Instagram. Ci vediamo alla prossima tappa!
Lucy & Max